giovedì 20 novembre 2008

La Sapienza dell'Onda

A Roma si è svolta l'assemblea nazionale del movimento che promette di rivoluzionare l'università

Sapevo che sarebbe successo, era solo questione di tempo. Un coordinamento nazionale degli atenei in lotta, dapprima contro i tagli della Gelmini e adesso anche per un'università migliore, era inevitabile. L'ateneo più grande d'Europa, la Sapienza di Roma, si sobbarca perciò l'organizzazione rendendo possibile un progetto comune. Da Palermo partiamo in 200, tutti carichi e pronti a sborsare 35 euro per un biglietto A/R, dato che sia Trenitalia sia le istituzioni non ci sostengono e abbiamo dovuto provvedere in parte con feste di autofinanziamento. Il programma è fitto: corteo venerdì, assemblee plenarie sabato e domenica. Le 12 ore di viaggio scorrono veloci, la voglia di essere presenti a un momento fondamentale è tanta, e così inondiamo 2 vagoni di colori, risate, cori, canzoni. Appena giunti molliamo subito gli zaini e ci mettiamo in marcia. Le stupende via di Roma sono il miglior sfondo per un'invasione pacifica e gioiosa, più di 200mila per chi sa contare. E continuiamo ad essere imprevedibili, invece di sfociare a piazza Navona sfruttiamo le viuzze del centro storico e assediamo Montecitorio, gridando il nostro dissenso per un futuro negato e un presente scippato. Torniamo esausti in facoltà, dove si socializza e ci si confronta con le migliaia di altri studenti che hanno deciso di rimanere fino a domenica. I pisani addirittura si mettono a cucinare pasta per tutti, i fiorentini offrono da bere e i romani, che giocano in casa, portano musica e film. Si dorme ammassati nelle aule magne, qualcuno negli scalini, e la mattina ci si risveglia coi reumatismi, ma allo stesso tempo coi cornetti che qualche genio ha provveduto a portare. Velocemente si torna di fronte il rettorato, dove si tiene l'assemblea nazionale, ovviamente all'aperto visto il gran numero dei partecipanti. “Siamo l'Onda che non si cavalca, solo collettivamente possiamo esprimerci” diventa il principale riferimento dei primi interventi, che ribadiscono la volontà di potenziarsi e allargarsi ai precari. Si proclama una radicale revisione del mondo universitario, senza riforme studiate da pochi burocrati ma attraverso un'autoriforma, cioè non proposte da presentare al governo e mediate dalla politica ma qualcosa di immediatamente attuabile. Si formano dunque 3 workshop tematici, uno sul diritto allo studio e il welfare state, uno sulla didattica e uno sulla formazione e la ricerca. Qualche numero per far percepire lo sforzo profuso: più di 7 ore di dibattiti, centinaia di interventi, 5mila presenti. Molti i punti in comune, dalle forme di protesta dei vari atenei alla condanna del 3+2, riforma che ha portato a una frammentazione del sapere, rapido a dissolversi. Per questo si è proposto ad esempio l'abolizione dei crediti, fonte di mercificazione della conoscenza; l'autonomia del percorso di studi; accorpamento degli esami; corsi di laurea da affrontare in seminari, in modo partecipato e non più verticistico. Tutte le misure nel dettaglio sono state comunque raccolte in dei report riassuntivi, che trovate sul sito uniriot.org. Insomma l'Onda comincia a riempirsi di contenuti e, come recitava un enorme striscione, “chi aspetta la bassa marea sarà sommerso per prima”.