martedì 25 novembre 2008

La grande Onda

"Che culo", avrà pensato er Piotta leggendo la denominazione che il movimento universitario si è dato. Si ritrova con una solare cover, fatta qualche anno fa, che ben rende il clima torrido che si respira negli atenei italiani nonostante l'anticipo d'inverno. Se ci aggiungiamo l'intera discografia dei Beach Boys (prendete una canzone a caso e ci troverete la parola surf!) si comincia già a sudare. Inutile girarci attorno, questo governo l'ha combinata davvero grossa, con la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Adesso però che il vaso è rotto, non ci accontentiamo più di incollare i singoli cocci per mettere su lo stesso vecchio vaso malandato, ma ne vogliamo uno nuovo fatto da noi. Voi ci riducete i fondi? Noi non solo li rivogliamo indietro ma pretendiamo un'università migliore, perchè quella di prima mica ci piaceva. Ci siamo svegliati, o almeno alcuni di noi, ora vogliamo costringere tutti gli altri alla levataccia, il sole è ormai sorto. La 133, che meriterebbe la condanna penale per il manifesto tentativo di ammazzare l'università statale, è stata un getto d'acqua gelata sulle facce di noi studenti. Il gesto non ci è paiciuto e così ci stiamo scuotendo dal torpore, il movimento ha un effetto Onda che contagia sempre più persone, ed aumenta l'incazzatura. Come ho già scritto, l'Onda ha una difficoltà in più che la contraddistingue: deve pure battersi contro un ipnotismo mediatico che ha proliferato per decenni, principale artefice dei fuochi spenti del 68 e e del 77; contro un inganno sistematico e il palese sforzo di creare confusione-ignoranza-persuasione. Mi piace citare a tal proposito due cartelli esposti parecchio in questo mese: "Un popolo ignorante non lo teme nessuno" e "La cultura fa paura".

CONTINUA (prima o poi)