sabato 22 novembre 2008

Chi è Nora Precisa?


Nora Precisa, 35 anni, laureata con il massimo dei voti a Palermo, e con un dottorato di ricerca in statistica conseguito a Bologna . Adesso ha un assegno di ricerca a Palermo, presso il dipartimento di sociologia. Ha al suo attivo una monografia e diverse pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali, un figlio di 5 anni e parla due lingue.
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A un mese dalla mobilitazione generale per le scabrose manovre del Governo Italiano, c’è ancora poca chiarezza su quello che sta accadendo, e ancora meno su cosa ciò comporterà. I ricercatori precari, forse la categoria più colpita del sistema universitario italiano, si sono attivati, parallelamente agli studenti e per questo abbiamo raccolto la testimonianza di Nora Precisa, assegnista di ricerca, che partecipa attivamente al lavoro del coordinamento dei precari dell’ateneo di Palermo. E’ preoccupante che la linea guida del governo sia diretta verso una maggiore devitalizzazione del sistema universitario, più di quanto non sia già stato fatto negli anni precedenti. Di fatto l’Italia si trova all’ultimo posto, in un contesto europeo, come spesa pro capite per gli studenti. Importante sottolineare come il governo affermi di volere rispettare l’Agenda di Lisbona, che prevede che il 3% del PIL debba essere utilizzato per il finanziamento delle Università, quando allo stato attuale l’Italia ne impiega appena lo 0,8%, a cui va sottratto il taglio indiscriminato di circa 1500 milioni nell’arco di 5 anni. Inoltre l’obiettivo è il recupero della dispersione del 50% del numero degli iscritti , ma allo stesso tempo diminuire le strutture, il numero complessivo di dipartimenti nonché il numero di docenti. Circa il 90% del budget dell’ateneo palermitano viene impiegato per il pagamento degli stipendi del personale docente e amministrativo, considerando che esponenzialmente si aggiungono i relativi scatti stipendiali annuali, togliendo risorse alla ricerca. Va aggiunto che nella realtà palermitana dobbiamo includere il finanziamento di tutte le attività universitarie del Policlinico; altrimenti quella famosa percentuale sarebbe del 84%, che conferirebbe all’ateneo palermitano l’appellativo di “ateneo virtuoso”. Gran parte del corpo docente attuale è figlio di una legge degli anni ‘80 che ha consentito di strutturare nelle università, senza concorso, molti della nostra generazione di docenti, che è la ragione fondamentale del loro ingente numero. Oltre l’aspetto finanziario, subdolamente celato, questa manovra è una grossa minaccia alla formazione delle prossime generazioni, che sono il futuro dello sviluppo del paese. In un contesto globale, in cui siamo ormai inseriti, aumenta il gap formativo rispetto alla media del resto dei paesi.
Intento più o meno nascosto è quello di distruggere gli spazi del sapere critico, fonte di una consolidazione democratica, a favore di un’opinione pubblica manipolata. La ricerca non ha avuto neanche lo spazio necessario per svilupparsi, dato che i circa 30.000 ricercatori italiani vengono utilizzati anche per l’espletamento della normale didattica. L’ateneo palermitano è quindi particolarmente attaccato. L’ONDA si è costruttivamente scagliata contro questi provvedimenti, organizzandosi con la costituzione di vari tavoli tecnici e di coordinamento fra le varie facoltà, come struttura per lo studio di una ponderata contromanovra. “Credo che il Movimento a Palermo si sia dato una struttura profonda per un lavoro continuo che proietta i nostri obiettivi sul lungo termine”. Da parte dei professori non c’è stata una netta presa di posizione al riguardo, se non in qualche caso, demandando l’onere ad assegnisti e ricercatori. Questi ultimi si incontreranno a piazza Politeama giorno 30 Novembre allestendo uno stand informativo sulle azioni del Movimento. Un primo passo indietro mediatico rispetto a quanto vigente è il nuovo d.l.180, che tenta di infrangere l’ONDA, ma in realtà peggiora quanto stabilito dalla legge 133/08, inspessendo la differenziazione fra atenei di serie A e B. Critico per la democrazia che a suo tempo non sia stato concesso spazio ad un dibattito, richiesto più volte dai senati accademici; questo per sottolineare la cieca fermezza del governo nell’avanzare concretamente delle proposte sicuramente non finalizzate ad un miglioramento del sistema.

Riccardo Campolo
Claudio Carollo