lunedì 8 dicembre 2008

Seminario parte seconda

Il prof Lo Verde, docente di Sociologia, ha esordito con un dato illuminante: il popolo universitario rappresenta solo il 9% della fascia giovanile, in una nazione che è la più vecchia d'Europa, ed è governata da anziani. Quindi gli universitari sono pochi, e hanno scarso, od inesistente, peso politico.
Ecco perchè è importante che la protesta si allarghi, che si generalizzi, che coinvolga il popolo del precariato, l'intero mondo dell'istruzione: fondamentale diventa dunque l'appuntamento del 12, dove si vedrà se davvero, dopo aver trascinato una riluttante Cgil allo sciopero generale, l'Onda ha un futuro. Dal punto di vista propriamente sociologico, l'Onda lascia perplessi: è davvero un movimento nel senso classico? Per quanto riguarda la genesi sembrerebbe di no, perchè nato inizialmente attorno a questioni economiche; ma le tematiche sollevate poi (diritto allo studio, welfare state, didattica, precarietà...) lo avvicinano di nuovo ai movimenti sociali. Se una particolarità questo movimento ce l'ha, comunque, non è tanto nelle forme di protesta (quasi tutte già viste) ma nel rapporto nuovo e sapiente coi mass media. Già il titolo del seminario "siamo in Onda" richiama concetti mediatici. Bisogna dunque rivitalizzare l'università anche come luogo di aggregazione, in un mondo che sempre più conduce all'uso solitario del lavoro e del tempo libero, e difendere gli spazi pubblici come università e piazze per sentimenti collettivi, appunto come ha fatto e sta facendo l'Onda.

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